Asclepio (dialogo)

«Et finalmente di molti libri di Mercurio due ne sono sommi in teologia: uno è de la Volontà di Dio, l'altro de la Potestà et sapienza di Dio. Quello si chiama Asclepio, et questo Pimandro»

Asclepio
Titolo originaleAsclepius
AutorePseudo-Apuleio
1ª ed. originaleII secolo d.C.
Editio princepsRoma, Sweynheym e Pannartz, 1469
GenereDialogo
Sottogenerefilosofico-teologico
Lingua originalelatino
ProtagonistiErmete Trismegisto
CoprotagonistiAsclepio
Altri personaggiAmmone, Tat

L'Asclepio è la traduzione latina, attribuita erroneamente ad Apuleio, di un perduto originale greco del II o III secolo d.C., intitolato Logos teleios («Discorso perfetto»).

Noto a Sant'Agostino e a Lattanzio il libro presenta in forma dialogica la rivelazione di una verità filosofica sulla natura di Dio da parte del maestro Ermete Trismegisto all'allievo Asclepio. Al dibattito tra i due protagonisti sono invitati anche altri due personaggi: Ammone e Tat. I tre nuclei tematici dell'Asclepio sono di tipo teologico, etico - antropologico e cosmologico. Il testo ha riscosso un successo tale da essere apprezzato soprattutto durante il XV e il XVI secolo da parte di autori quali lo stesso Ficino, Pico della Mirandola, Cornelio Agrippa e Giordano Bruno.

L'esaltazione della condizione dell'uomo, creatura dalla duplice natura -eterea e materiale-, e della divinità la cui bontà è infinita, la funzione della Magia, spesso associata, impropriamente, all'occulto e alla negromanzia, e per questo un argomento delicato tanto da imbarazzare il Ficino e ancor prima Sant'Agostino ne La città di Dio, sono tra i principali argomenti del dibattito.

Il dialogo si compone di 41 capitoli.


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